Messaggio d’auguri di buon anno: un omaggio all’idea che viene prima degli uomini

Un progetto condiviso e poi la ricerca di chi lo realizza

di Francesco Nucara

Sta finendo il 2011 e si affaccia il 2012. Un amico, noto giornalista, nell’inviarmi gli auguri per il nuovo anno, mi ha scritto: "auguro un 2012 migliore del 2011, ma questo è proprio facile facile".

Questo vale sicuramente sul piano personale ma credo, francamente, che dopo il terremoto politico del novembre 2011, la stessa profezia possa valere per la politica in generale.

E’ finita un’epoca, ma quale mondo nuovo appare all’orizzonte? Certamente non ci troviamo di fronte al "sol dell’avvenire", ma al centro di un caos politico-istituzionale i cui precedenti è meglio non rammentare. Casini democristianamente, l’accezione è ovviamente negativa, si propone come cerniera della maggioranza che sostiene il governo (Il Messaggero del 23/12/2011), sapendo noi bene che "cerniera" può ricordarci Radicofani.

Augurandoci che la cerniera non sia la sintesi del modello siciliano dove viene ritirato il sostegno alla giunta Lombardo per questione di assessorati e dirigenti regionali. Non proprio il massimo dell’innata dignità della politica.

Luca Ricolfi (La Repubblica del 23/12/2011) ci ricorda che siamo "in un paese smarrito ma ancora capace di uscire dalle derive di questi anni. Le indicazioni di futuro sono essenziali".

Giovanni Sartori, pur sostenendo il bipolarismo, ci indica la imprescindibile necessità di avere, in qualsiasi sistema bipolare, un piccolo partito intermedio, mettendo in soffitta qualsiasi idea di Terzo Polo.

La cosa più interessante ce la suggerisce Massimo Franco (Corriere della Sera del 23/12/2011), ricordando l’art.49 della Costituzione, in cui i partiti sono chiamati, pena una crisi irreversibile, "a concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale".

I partiti oggi non sono in grado di determinare alcunché. La loro sconfitta è sonora e raggelante ai fini dell’esercizio del processo democratico.

Non è vero, come si pensa e si dice da più parti, che la democrazia è stata sospesa; sono i partiti così come li abbiamo conosciuti e come sono stati interpretati dai padri costituenti che non esistono più!

In questo Casini ha ragione quando afferma che dopo questo governo "non ci saranno questi partiti, sigle e persone o forse non solo questi partiti sigle e persone".

Lo abbiamo sottolineato anche noi, nella relazione al recente Consiglio Nazionale e già da tempo ci preparavamo a creare un soggetto politico che con lo spirito del repubblicanesimo di sempre potesse contribuire ad una nuova fase storica di spirito europeistico. Essa era, e dovrà essere il progetto liberaldemocratico.

Dobbiamo ristabilire le coordinate della democrazia, riformando legislativamente i partiti, riprendendo un progetto repubblicano già presentato in precedenti legislature.

Uno dei drammi dell’attuale fase politica si ritrova nella mancata selezione della classe dirigente. Cosa dobbiamo fare?

Ci viene in aiuto Giovanni Bovio quando nei suoi scritti afferma: "L’ideale è come un faro agli altri partiti che debbono temprarlo, modificarlo, correggerlo, avviarlo secondo l’indirizzo nazionale; ma se noi vediamo l’ideale nella sua verità lucida e veniamo a politicare intorno alle opportunità minori, noi usciamo dal tempo, non siamo più né il passato né l’avvenire, ma un presente enigmatico che viene ad accrescere la confusione..."

E’ necessario, quindi, che i repubblicani facciano chiarezza al loro interno più di quanto non se ne sia fatta fino ad oggi, se vogliono chiedere e ottenere chiarezza agli altri partiti e soprattutto al Governo che unanimemente hanno deciso di sostenere.

I repubblicani hanno un progetto che ha già preso l’avvio dal Congresso dell’aprile 2007 e che si è substanziato nella convention di Milano dell’ottobre dello stesso anno, per poi essere contrastato e contestato dalla minoranza interna. Oggi, a leggere i documenti, che possono apparire in contrapposizione senza esserlo, ci domandiamo se sia possibile dispiegare un’azione comune per il bene del Paese e del Partito.

Le persone, come sempre, non sono, non possono e non debbono essere un problema. I pregiudizi non albergano nel cuore dei laici.

Vediamo prima se c’è la condivisione di un progetto politico che si estrinsechi nella liberaldemocrazia e poi cercheremo insieme il soggetto più idoneo a portare in porto il progetto.

E’ questo il nocciolo del problema e su questo si confronteranno i repubblicani nel prossimo futuro, quando saranno chiamati, tutti, a concorrere nell’apposito comitato che dovrà definire il progetto liberaldemocratico.

Questa sarà l’occasione per sapere quanto stanno a cuore le sorti personali di ciascuno e quanto quelle del PRI.

La migliore definizione della liberaldemocrazia ce la fornisce Giuseppe Mazzini: "Non guerra di classi, non ostilità alle ricchezze acquistate, non violazioni improvvide o ingiuste di proprietà; ma tendenza continua al miglioramento materiale dei meno favoriti dalla fortuna".

Noi siamo oggettivamente in una fase calante della nostra vita fisica e dobbiamo pensare alla continuità di un’idea nata con Mazzini fin dall’inizio dell’800, quando l’Apostolo genovese era ancora un giovinetto. Ai tanti giovani come il Mazzini del 1821 vogliamo affidare il futuro dell’Italia con un messaggio dello stesso: "Non gare d’individui o di nuclei; non astio di parti; non acerbità di polemiche inutili. Dimenticate, schiacciate l’Io; in voi oggi non deve vivere che l’anima d’Italia".

Auguri per un felice e prospero anno nuovo a tutti i repubblicani con tessera o senza tessera. Un omaggio all’idea più che agli uomini.